Perchè alcune aziende boicottano Facebook?

Perchè alcune aziende boicottano Facebook?

Nel 2019 Facebook ha fatturato 69,7 miliardi di dollari. Ora un gruppo di aziende (famose) ha deciso di non pubblicare (per un breve periodo) annunci pubblicitari a causa del comportamento del social network nei confronti delle proteste contro il razzismo in corso negli Stati Uniti.

Verso la metà del mese di giugno 2020, la decisione presa da Mark Zuckerberg riguardanti la pubblicazione su Facebook di alcuni post del presidente Trump inerenti all’omicidio di George Floyd e alla conseguente protesta contro il razzismo che ne è derivata, considerati ‘inappropriati e pericolosi’ anche da Twitter e da molti dipendenti di Facebook, ha indispettito molti inserzionisti, i quali hanno risposto all’annuncio del sito stophateforprofit.org,pubblicato sul ‘Los Angeles Times‘, ritirando i propri annunci pubblicitari su Facebook.

Vai alla pagina del manifesto in inglese oppure leggi la sua traduzione di seguito (by Google Traduttore):

‘Cosa faresti con $ 70 miliardi?

Sappiamo cosa ha fatto Facebook.
Hanno permesso l’incitamento alla violenza contro i manifestanti che lottano per la giustizia razziale in America sulla scia di George Floyd, Breonna Taylor, Tony McDade, Ahmaud Arbery, Rayshard Brooks e tanti altri. Hanno chiamato Breitbart News una “fonte di notizie attendibile” e hanno reso The Daily Caller un “correttore di fatti” nonostante entrambe le pubblicazioni abbiano registri di lavoro con noti nazionalisti bianchi.
Hanno chiuso un occhio alla palese soppressione degli elettori sulla loro piattaforma. Potrebbero proteggere e supportare gli utenti neri? Potrebbero chiamare la negazione dell’Olocausto come odio? Potrebbero aiutare a uscire dal voto? Potevano assolutamente. Ma stanno attivamente scegliendo di non farlo.
Il 99% dei $ 70 miliardi di Facebook è realizzato attraverso la pubblicità. Con chi staranno gli inserzionisti? Mandiamo a Facebook un messaggio potente: i tuoi profitti non varranno mai la pena di promuovere l’odio, il bigottismo, il razzismo, l’antisemitismo e la violenza. Per favore unisciti a noi’.

A seguito della richiesta di #stopaterforprofit.org molte aziende, tra le quali The North Face, Puma, Patagonia, Coca-Cola, Ford, Starbucks, Honda, Volkswagen, HP, Levi Strauss, Pfizer e Microsoft hanno deciso di bloccare le proprie inserzioni pubblicitarie su Facebook nel mese di luglio o per trenta giorni.

Quale sarà l’entità del danno che Facebook subirà a seguito del boicottaggio di tante grandi aziende? A livello di immagine, certamente, il danno sarà rilevante. A livello di fatturato, invece, la cosa sarà, probabilmente, di lieve entità, se consideriamo che il ricavato di Facebook dalle inserzioni dei grandi marchi si aggira intorno a poco meno del 10%. A meno che anche i medi e piccoli inserzionisti decidano di sospendere le loro pubblicità sul social network di Zuckerberg.

Siamo davvero sicuri che questo boicottaggio non sia, esso stesso, un’azione di marketing da parte degli inserzionisti?

Le aziende che hanno preso parte al boicottaggio ‘temporaneo’ di Facebook sono davvero interessate alle proteste statunitensi? Quali vantaggi potrebbero ‘incassare’ aderendo alla protesta anti-Facebook?

Per ‘scoprire’ se dietro un’iniziativa portata avanti da un’azienda si nasconde un secondo fine, basta porsi una semplice domanda: cosa ci guadagna?

Le grandi aziende che hanno partecipato alla protesta sospendendo le loro inserzioni sul gruppo Facebook, come minimo, hanno due possibili ‘ritorni’: uno prettamente economico (semplicemente, risparmiando per un mesetto sulle inserzioni pubblicitarie…), l’altro di immagine (‘siamo al fianco di chi lotta per i diritti umani’).

A prescindere dal fatto che le persone si dovrebbero valutare per quello che sono e non per il colore della pelle o per la religione che seguono, trovo davvero squallido che un’azienda, pur di attrarre dalla propria parte più persone possibile, abbracci iniziative per puri motivi di marketing, per rafforzare la propria reputazione. E’ giusto che tutti esprimano le propri idee, le proprie convinzioni… ma quando queste espressioni sono mirate ad acquisire clienti o, semplicemente, a rafforzare la propria immagine pubblica… beh, lo trovo molto poco etico.

Tornando all’argomento principale, come uscirà Zucherberg da questa situazione?

Non facendo assolutamente nulla, a parte qualche comunicato dal contenuto scontato.

Le grandi aziende che hanno partecipato al boicottaggio hanno bisogno di Facebook e di Instagram: questi due social network ‘toccano’ tre miliardi di utenti e garantiscono una presenza mediatica mai neppure immaginata in passato!

Il mancato ‘taglio’ di messaggi ambigui riguardo la discriminazione razziale da parte di Facebook, che si è giustificata affermando di non essere un editore, rifiutando di ricoprire il ruolo di ‘censore’, altro non è che l’ennesimo attacco che il colosso deve superare.

Quanto è stata danneggiata Facebook dagli scandali e dai processi degli ultimi anni? Nel 2019 il gruppo Facebook (che comprende anche Instagram e whatsApp) ha fatturato quasi 70 miliardi di dollari, nel 2017 ne aveva fatturati circa 40.

Tra il 2017 ed il 2019, Zucherberg ha dovuto ‘sopportare’ lo scandalo Cambridge Analytica (riguardante la gestione molto ‘leggera’ dei dati degli utenti) e processi in USA ed in Europa… sono stati in molti a puntare sul fatto che i giorni felici di Facebook stessero per finire e invece il fatturato, proprio in quel periodo, è quasi raddoppiato!

I circa tre miliardi di utenti del gruppo di Zucherberg, almeno per ora, mantengono Facebook, Instagram e WhatsApp in una botte di ferro: le aziende hanno bisogno di questi social network, hanno bisogno della visibilità con copertura mondiale che viene garantita alle inserzioni pubblicitarie, tra l’altro a costi molto bassi.

Fino a quando riuscirà a mantenere ‘attivi’ i suoi utenti, Zucherberg può dormire tranquillo.

Ad maiora!

 

 

tag: boicottaggio Facebook, razzismo, annunci Facebook, pubblicità Facebook

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