Uso e abuso dei social media

Uso e abuso dei social media

Perchè i social media possono decidere cosa possiamo sapere ed a quali informazioni possiamo accedere?

I social network hanno portato ad una democratizzazione delle informazioni, tutti possono esprimere la propria opinione liberamente ed è possibile conoscere in tempo reale pareri, anche discordanti, su qualsiasi argomento. Questo è quello che pensavamo: forse dobbiamo ricrederci.

Nel giorno della Befana del 2021, un gruppo di manifestanti hanno fatto irruzione a Capitol Hill, nella città di Washington, sede del congresso degli Stati Uniti d’America, per protestare contro presunti brogli elettorali avvenuti a seguito delle elezioni presidenziali americane: il presidente uscente Trump, sconfitto dall’esito delle elezioni con poco scarto di voti, ha rilasciato sul social Twitter alcune dichiarazioni che avrebbero scatenato i manifestanti. Lo stesso presidente Trump, venuto a conoscenza dei fatti di violenza conseguenti all’occupazione del Congresso, ha chiesto ai manifestanti di abbandonare l’edificio e di disperdersi.  Conseguentemente, Twitter e Facebook hanno cancellato (bannato) l’account di Trump per impedirgli, di fatto, di comunicare tramite social.

 

Quello che ci si può chiedere è: con quale diritto Twitter e Facebook possono togliere la ‘parola digitale’ ad una persona? 

Twitter e Facebook sono aziende private: di conseguenza, sulle loro piattaforme possono fare ciò che vogliono. Non senza avvertire coloro i quali decidono di aprire un account su queste piattaforme: prima di attivare un account è necessario che l’utente legga e sottoscriva le condizioni del servizio (che nessuno legge mai). Quindi, da un punto di vista tecnico, i gestori delle piattaforme social sono libere di cancellare gli account che non rispettano le loro regole: tutto regolare.

Quello che fa pensare è che la ‘democratizzazione’ di cui sopra ne esce malmessa: l’utente dei social media deve chiedersi se vuole continuare a restare su una piattaforma digitale che tende a escludere chi non la pensa ad un certo modo. Gli utenti dei social dovrebbero essere in grado di gestire le informazioni che ricevono ed escludere quelle che ritengono ‘negative’ tramite le impostazioni dell’app.

Le ‘bolle di filtraggio‘ sul web tendono a ‘chiudere’ ogni utente in un mondo digitale costruito (quasi) ad hoc per ‘lasciare fuori’ tutto ciò che non gli è gradito (‘La bolla di filtraggio è il risultato del sistema di personalizzazione dei risultati di ricerche su siti che registrano la storia del comportamento dell’utente. Questi siti sono in grado di utilizzare informazioni sull’utente (come posizione, click precedenti, ricerche passate) per scegliere selettivamente, tra tutte le risposte, quelle che vorrà vedere l’utente stesso. L’effetto è di escluderlo da informazioni che sono in contrasto con il suo punto di vista, isolandolo in tal modo nella sua bolla culturale o ideologica’ – fonte: wikipedia): aggiungendo a queste anche le ‘intrusioni’ e le ‘manomissioni’ da parte dei gestori dei social, di ‘democratico’ online resta davvero poco. Gli utenti dei social non hanno bisogno nè di ‘bolle di filtraggio’ ne di ulteriori ‘filtri manuali’: magari vorrebbero decidere con la propria testa.

Naturalmente, come già detto, i social network hanno tutto il diritto di decidere chi far ‘circolare’ e chi ‘bannare’ dalle proprie piattaforme: è bene che gli utenti, per lo stesso principio, si sentano liberi di continuare o meno a permanere su determinati social e decidano se vogliono vivere digitalmente all’interno di una bolla ‘impermeabile’ che fa vedere soltanto una parte di mondo (decisa dai gestori dei social) oppure no.

 

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