La ‘Filter Bubble’ (bolla di filtraggio) del web

La ‘Filter Bubble’ (bolla di filtraggio) del web

La libertà di informazione del web non esiste più, è stata spazzata via quando era ancora in stato embrionale dalla santa causa del marketing, dalla ‘personalizzazione spinta’ dei risultati delle nostre ricerche online, dall’enorme mercato della compra-vendita dei nostri dati. 

Per Bolla di Filtraggio (Filter Bubble, in inglese) si intende la conseguenza della personalizzazione dei risultati di ricerca online: i motori di ricerca, i social network ed i siti tendono a fornire all’utente le risposte che l’utente stesso desidera, tenendo in considerazione precedenti ricerche effettuate online. Ne consegue che le persone vengono ‘rinchiuse’ in una bolla nella quale le informazioni confermano continuamente quello che già pensano, senza avere la possibilità di confrontarsi con altri punti di vista.

Se, ad esempio, nelle precedenti ricerche si è fatto click su una specifica marca di prodotti, le nuove ricerche prenderanno spunto da questa nostra preferenza. Inizialmente, questo fenomeno riguardava esclusivamente i messaggi pubblicitari: oggi si è esteso anche ai contenuti. Ne consegue che se in precedenti ricerche abbiamo fatto click su uno specifico partito politico, ad esempio, ogni nostra futura ricerca ci mostrerà tra i primi risultati quelli relativi a quello stesso partito politico e la nostra percezione sarà quella di credere che quella specifica ideologia politica sia la più seguita in assoluto: a livello pratico, non abbiamo più a disposizione un’informazione online super partes.

Bolla di Filtraggio: la libertà di informazione è stata sacrificata sull’altare del commercio.

Se la Bolla di Filtraggio può essere accettabile quando riguarda gli annunci pubblicitari (conoscendo i miei gusti, mi vengono proposti prodotti e servizi in linea con i miei desideri), questa situazione non va affatto bene se riferita ai contenuti e alle informazioni, in quanto limita enormemente (per non dire ‘annulla’) la possibilità di confronto con i nostri simili, cioè la base di ogni sviluppo sociale.

Le nostre ricerche online, tutte e ovunque, subiscono il passaggio forzato attraverso un filtro che ‘modifica’ i risultati delle nostre ricerche, tutte e ovunque, a seconda dei nostri gusti, delle nostre tendenze, in base a quello che a noi piace sentirci dire ed in funzione di quello che, in qualche modo, rafforza le nostre convinzioni costringendoci a ‘vivere’ come se ci trovassimo all’interno di una bolla entro la quale nulla di ciò che va al di là delle nostre convinzioni riesce a entrare.


A livello sociale, il rischio reale è quello di creare microcosmi legati ad un pensiero comune all’interno dei quali non entra nient’altro: ma l’uomo è un animale sociale, per vivere e svilupparsi ha bisogno di confrontarsi coi propri simili.

Per un internet migliore, occorre fare opera di discernimento: il marketing è una cosa, la vita e lo sviluppo sociale è un’altra (… e non si tocca!).

La ‘filter bubble’ (bolla di filtraggio) del web

 



 

 

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