Politica: Comunicazione o marketing?

Politica: Comunicazione o marketing?

Permettere, consentire a qualcuno di fare o dire qualcosa prelude la condizione di dipendenza e sottomissione: la persona è autorizzata a fare o a dire  qualcosa grazie alla concessione da parte di un potere di controllo alla quale è sottomessa.

Tendenzialmente, è più accettabile da parte di un individuo che gli venga vietato di fare qualcosa: pur rappresentando la stessa modalità di sottomissione, la negazione è preferibile alla concessione. È una questione di sensibilità. Naturalmente la negazione deve essere accompagnata da una motivazione logica, altrimenti si vanifica l’atto. 

Nel negare una o più libertà all’individuo e/o alla comunità, un’autorità riconosciuta (dallo stesso individuo e/o comunità) deve comprendersi tra i destinatari del provvedimento: meglio usare una comunicazione del tipo ‘[…] si vede necessaria la limitazione della circolazione delle persone dalle 22 alle 5’ oppure ‘[…] si permette alle persone di uscire dalle 5 alle 22’?

Beh, se opportunamente giustificata, è preferibile utilizzare la prima frase anzichè la seconda: ‘le parole sono importanti’ (cit. Nanni Moretti).

I rappresentanti di governo e di opposizione sono ormai soliti comunicare tantissimo (troppo) tramite i vari social, spesso utilizzando lo stesso messaggio e le stesse foto per le varie piattaforme (non si fa così, vero?): è naturale che questo avvenga, così com’è naturale che si sbagli il metodo di comunicazione. Non soltanto si sbaglia piattaforma, che andrebbe ‘scelta’ in funzione delle persone che la frequentano e che si vuole raggiungere, ma troppo spesso si sbaglia la tipologia di messaggio, forse per la fretta di arrivare prima degli altri (colleghi e non).

Prendiamo ad esempio questo messaggio pubblicato su Twitter dal ministro della Repubblica Luigi Di Maio il 10 dicembre 2020:

 

Ora, a prescindere dal valore politico poco coerente con quanto previsto dal DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio) risalente al 3 dicembre 2020 (soltanto una settimana prima) con il quale si ‘vietavano’ gli spostamenti da un comune all’altro in base all’autorevole consiglio dello staff medico nominato dal governo volto a limitare la diffusione del Covid-19, ci troviamo di fronte ad una comunicazione, di fatto, assolutamente dannosa e non poco arrogante da parte del rappresentante del governo. Oppure è soltanto una ben studiata strategia di marketing per spostare l’attenzione dal ‘fattaccio’ del voto sul MES proprio del 10 dicembre? Mah!

 

Ad maiora!

 

 

 

 

 

 

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