Clickbait: titolo persuasivo o trappola fastidiosa?

Clickbait: titolo persuasivo o trappola fastidiosa?

Quanto spesso capita, online, di imbattersi in titoli che promettono notizie esclusive ed eclatanti per poi ritrovarsi a leggere stupidaggini?

 

La comunicazione digitale ha esaltato la cattiva abitudine dell’incoerenza, scontrandosi, quotidianamente, con la psicologia umana. La teoria della ‘dissonanza cognitiva’ ( ‘[…] le persone che possiedono due o più cognizioni che sono psicologicamente incoerenti sperimentano uno stato di disagio psicologico chiamato dissonanza cognitiva. Inoltre, lo stato di dissonanza ha proprietà di tipo pulsionale, motivando le persone a cercare la sua riduzione’ – fonte: rips-irsp.com), ad esempio, si trova spesso in contrapposizione con la necessità, online e offline, di utilizzare un titolo ‘persuasivo’ per ‘fare presa’ sugli utenti affinchè leggano un determinato contenuto.  Soprattutto sui social, capita spesso: ‘La dichiarazione del personaggio X riguardo alla situazione Y!’… poi, nel contenuto, se va bene, troviamo ben altro oppure un’ovvia situazione ‘costruita’ ad hoc. Siamo di fronte ad un ‘clickbait’, cioè ad un titolo ‘acchiappaclic’.

Per una definizione ottimale, ci affidiamo a Wikipedia: Clickbait (o clickbaiting, tradotto “esca da clic”), in italiano acchiappaclic, è un termine che indica un contenuto web la cui principale funzione è di attirare il maggior numero possibile d’internauti, per generare rendite pubblicitarie online. Generalmente il clickbait si avvale di titoli accattivanti e sensazionalisti che incitano l’utente a cliccare, facendo leva sull’aspetto emozionale di chi vi accede. Il suo obiettivo è quello di attirare chi apre questi link per incoraggiarli a condividerne il contenuto sui reti sociali, aumentandone quindi in maniera esponenziale i proventi pubblicitari. È frequente da parte di molti siti fare pseudo-informazione narrando taluni fatti in maniera strumentale, distorcendone la realtà; a contrastare questo fenomeno vi sono siti di debunking dove ciò che è riportato in questi link viene smentito, evidenziandone la mancanza di fonti informative affidabili. Il clickbait viene esercitato talvolta anche su piattaforme di video sharing (ad esempio YouTube) pubblicando in maniera ingannevole, come anteprima di un video, un fotogramma di genere differente dal contenuto realmente presente allo scopo di aumentarne le visualizzazioni’.

Siamo attratti dai titoli sensazionalistici: quella di creare titoli che stimolano l’utente fino al punto di spingerlo a fare clic per andare al contenuto promesso è una vera e propria professione sul web. Il ‘creatore di titoli’ è una figura semi-mitologica, metà ‘addetto al marketing’ e metà prestigiatore: non importa come, importa attirare il cliente (pesce) nella rete (sito o pagina social), affinchè sia coinvolto nel conteggio di ‘visite’ del contenuto, conteggio che può servire per convincere gli inserzionisti ad investire proprio in quel sito o in quella pagina social.

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