Il post-Covid-19, per il marketing, è già arrivato

Il post-Covid-19, per il marketing, è già arrivato

Basta chiederci come sarà il mondo del commercio e dei servizi al pubblico dopo il Covid-19: il cambiamento è già iniziato.

 

Tutte le persone coinvolte in qualche modo nel commercio, soprattutto quello rivolto al pubblico, si chiedono come il Covid-19 modificherà le priorità dei clienti: si terrà conto del prezzo più basso, della qualità più alta, della disponibilità immediata, della reperibilità in zona oppure di un mix di tutti questi fattori?

E’ importante stabilire una cosa: siamo già entrati nel ‘nuovo corso’, anche se ad uno stato embrionale. Le persone cambiano le proprie abitudini in funzione del mondo che le circonda e lo fanno da sempre: di fronte a grandi cambiamenti esterni corrispondono ‘adeguamenti’ delle abitudini. La pandemia Covid-19 ha colpito le persone di tutto il mondo inaspettatamente, quindi ha generato negli individui, insieme a paura e instabilità, anche una forte reazione (qualcuno bravo direbbe ‘uguale e contraria’) per contrastare le conseguenze nefaste (anche economiche) inevitabili.

Tra un lockdown e l’altro, abbiamo visto le persone ‘scendere in strada’ per fare acquisti. I bravi esperti di marketing chiamano questo fenomeno ‘Revenge shopping’ (detto anche Revenge Spending): una specie di ‘vendetta’ nei confronti dell’isolamento forzato che vede la rivincita dei beni ‘di lusso’ nei confronti dei beni ‘necessari’. La gratificazione personale è lo spunto per gli acquisti non necessari alla sopravvivenza: una ‘vendetta’ (Revenge) nei confronti del forzato isolamento.

Il mondo della produzione e del commercio deve rispondere alle nuove esigenze del cliente, cercando di evitare di entrare troppo in competizione con il ‘vicino’ (anche se una sana competizione, oltre che inevitabile, rappresenta un forte stimolo verso il miglioramento), creando nicchie di mercato: il ‘ritorno alla libertà’ da parte dei consumatori apporterà un’ondata di fatturato, ad esempio, per bar e ristoratori, molto colpiti dalle chiusure forzate conseguenti alla crisi pandemica: le persone fremono per consumare una pizza, una portata di pesce o di carne al tavolo del loro ristorante preferito e vogliono ricominciare al più presto a degustare il proprio caffè al bancone del loro bar.

Il grande saggio del marketing Philip Kotler, in tempi non sospetti (nei primi anni del terzo millennio) ha pubblicato un meraviglioso libro (qui il link per Amazon), indispensabile per chiunque voglia anche soltanto parlare di marketing: ‘Il marketing dalla A alla Z’. Nelle righe che seguono, estratte dal suo libro, Philip Kotler è come se volesse mettere in guardia le imprese che producono beni e quelle che li distribuiscono, nel periodo post Covid, ad evitare eccessi di produzione che porterebbero ad un abbassamento dei margini di guadagno di tutte le figure coinvolte nella ‘filiera’: è fondamentale, aggiungo io, realizzare delle ‘nicchie’ di mercato molto specifiche.

Dall’introduzione del libro di Philip Kotler ‘Il marketing dalla A alla Z’ (Gruppo 24 Ore): ‘Oggi il problema fondamentale che deve affrontare il business non è la carenza di beni, ma la carenza di clienti. La maggior parte delle industrie nel mondo è in grado di produrre una quantità di beni ben maggiore di quanto i consumatori siano in grado di acquistare. Questa sovracapacità è originata dalla previsione da parte dei singoli competitors di una crescita della quota di mercato maggiore di quanto sia effettivamente possibile: se, per esempio, ogni impresa mette in programma una crescita delle vendite del 10% e il mercato complessivo si espande solo del 3%, ne deriva un eccesso di capacità. Questa a sua volta produce una situazione di ipercompetitività. Nel disperato tentativo di attrarre clienti, i concorrenti abbassano i prezzi e offrono promozioni, per esempio articoli in omaggio. A conti fatti, queste strategie comportano una riduzione dei margini e quindi dei profitti d’impresa, il fallimento di alcune aziende e un numero maggiore di fusioni e acquisizioni’.

 

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