Avere vs. Usare, o meglio: possedere o affittare?

Avere vs. Usare, o meglio: possedere o affittare?

Negli ultimi anni le grandi aziende, soprattutto online, hanno abbracciato la scelta di ‘noleggiare’ i propri prodotti anzichè venderli.

C’è stato un tempo in cui le persone acquistavano i beni di cui volevano usufruire: restando nel mondo dell’entertainment, prendiamo ad esempio vinili, compact disc, videogames, film. Ognuno di noi acquistava un cd musicale, magari ne copiava il contenuto su una musicassetta per l’ascolto in auto (quando ancora i lettori cd per auto costavano più dell’auto stessa…) e restava proprietario del supporto argentato: la stessa cosa avveniva per i videogames e per i film, i quali occupavano più o meno grandi superfici all’interno delle nostre case formando vere e proprie videoteche private. Anche i programmi per il computer, ad uso privato o lavorativo, erano acquistati sborsando una certa cifra di denaro e chi pagava diventava proprietario della sua copia di programma.

Negli ultimi anni non è più così. Credo che il processo di ‘noleggio/affitto’ sia stato innescato dai film in videocassetta: si noleggiava un film per uno o due giorni, si guardava e si restituiva. Colossi come Blockbuster hanno di certo portato in giro per il mondo la ‘nuova filosofia’ di noleggiare anzichè acquistare: purtroppo l’azienda, fondata nel 1985 a Dallas (Texas) è fallita nel 2013, surclassata, tra gli altri, da Netflix. Blockbuster, probabilmente, non è riuscita ad adattarsi ad un ulteriore cambiamento: l’addio al supporto fisico e l’inizio della fruizione di contenuti video ‘liquidi’, cavalcando quella rivoluzione digitale che nei primi anni duemila ha portato internet in quasi tutte le case occidentali.

 

 

Apple, in quegli anni, trasformava in ‘liquido’ la musica, che poteva essere ascoltata tramite iPod (prima) e iPhone (dopo). Quella dei  programmi per computer, forse, è una delle ultime categorie, in ordine di tempo, ad aver afferrato il concetto di noleggio: anzichè spendere una cifra sostanziosa nell’acquisto di un programma, l’utente ha la possibilità di ‘noleggiarlo’ sottoscrivendo un contratto e versando una quota mensile. Il costo, se calcolato su alcuni anni di abbonamento, è senz’altro più alto rispetto all’acquisto ‘fisico’ del programma, ma l’utente può contare sempre sull’utilizzo di un programma sempre aggiornato.

Morale della favola, siamo ‘pieni’ di abbonamenti i quali mensilmente, contribuiscono ad ‘asciugare’ le nostre carte di credito: considerando soltanto il lato entertainment ogni mese ci troviamo di fronte al rinnovo di Netflix, Disney+, Sky, Spotify, Apple Music, Amazon Prime (annualmente), Now TV, Dazn, giusto per citarne alcuni.

A fronte di una spesa mensile che raramente supera i dieci euro per ogni abbonamento, non ci facciamo mancare nulla e, probabilmente, è giusto che sia così.

I giganti del web, comunque, ringraziano.

Ad maiora!

 

 

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